Il proponimento di lasciare alla mia natura la libertà di sviluppare ogni sua particolarità, e di permettere al mondo esteriore di agire sopra di me, mi spinse verso quello strano elemento nel quale il Werther fu ideato e scritto. Cercavo di liberarmi di tutto quanto mi era estraneo e di rivolgermi con attenzione all’osservazione del mondo esteriore, dall’uomo giù fino agli esseri appena percettibili e di ricevere da ciascuno di essi le impressioni che può dare. Da qui nacque una strana parentela coi singoli oggetti della natura; mi confondevo coll’universo tanto che ogni cambiamento sia di città o di paese, di giorno o di stagione, mi commoveva sempre profondamente. Allo sguardo del poeta univo quello del pittore…
Circa sessant’anni dopo, Anna Brownell Jameson, prima storica dell’arte inglese, ripropone lo stesso concetto nel suo Diary of an ennuyée, pubblicato a Londra nel 1826. In queste pagine dichiara con fermezza:
Sono decisa a volgere le spalle a tutto quello che ingenera malinconia e disgusto degli altri, a tutto quello che è facile disprezzare, deridere, insultare, e invece abbandonare il cuore a tutto quello che mi circonda, che mi consente, indisturbata, di trarre diletto, ammirare, osservare, riflettere, ricordare con piacere, se non con profitto, e mi mette in grado di volgere lo sguardo a quegli scenari magnifici che mi circondano, non con le puntigliose domande di un redattore di guide, non con il calcolo torvo del politico, non con il ghigno egoistico di Smelfungus, ma con l’occhio del pittore e il sentimento del poeta.
A te che leggi il mondo…con lo sguardo del pittore e il sentimento del poeta!
Ne ho fatto il logo di “Passeggiate Letterarie”.